La coltivazione del carciofo in Sardegna ha una tradizione antica.
La coltivazione specializzata dell’ecotipo locale Spinoso iniziò negli anni ’20, principalmente nelle zone costiere della provincia di Sassari e Cagliari, in prossimità delle città capoluogo e dei porti che garantivano più facili collegamenti e commerci oltremare.
A Valledoria la sua coltivazione ebbe inizio in seguito alla bonifica della Bassa Valle del Coghinas, tra il 1920 e il 1930. Fino agli anni venti, infatti, l’area era paludosa e malsana e non idonea né alla colonizzazione né alla coltivazione agricola. Il successivo risanamento idraulico della zona ha reso possibile l’introduzione di nuove colture agricole, prima fra tutte la carcioficoltura.
Il carciofo si è ben adattato alle condizioni climatiche del territorio, miti e umide con limitate gelate, e grazie al Fiume Coghinas che consente di irrigare tutta la valle e quindi alla disponibilità di risorse irrigue a basso costo, alle competenze professionali acquisite nell’arco delle generazioni, all’apprezzamento mercantile riscontrato nei confronti della coltura nel territorio e per il grado di specializzazione acquisito, si può parlare di un vero e proprio “distretto” carcioficolo.
Ben presto la produzione locale ha varcato il mare per essere commercializzata nei mercati del nord Italia in particolare Torino, Milano e Genova.
Il Carciofo Spinoso Sardo ha segnato e condizionato profondamente il paesaggio, la cultura e l’economia del territorio e rappresenta tutt’oggi un importante sorgente reddituale e occupazionale.